sabato 10 dicembre 2005

articoli 09.12.05

Le Scienze, 09.12.05
Depressione ed epilessia
Dopo un'operazione chirurgica migliora anche la salute mentale


Ansia e depressione sono problemi comuni per i pazienti la cui epilessia non può essere controllata con i farmaci. Uno studio pubblicato sul numero del 13 dicembre della rivista "Neurology", però, rivela che dopo un'operazione chirurgica si riscontrano miglioramenti significativi.
Il neurologo Orrin Devinsky dell'Università di New York e colleghi hanno scoperto che i tassi di ansia e depressione possono calare di oltre il 50 per cento nei due anni successivi all'intervento chirurgico. I pazienti che non hanno più avuto attacchi epilettici dopo l'operazione avevano probabilità ancora maggiori di non essere più soggetti ad ansia e depressione.
"Sono risultati molto importanti, - commenta Devinsky - perché la depressione e l'ansia possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita. Molti studi hanno dimostrato che nei pazienti che soffrono delle forme più ostiche di epilessia la depressione ha un effetto maggiore sulla qualità della vita rispetto agli attacchi veri e propri".
Lo studio ha coinvolto 360 volontari in sette centri di epilessia negli Stati Uniti. I pazienti si sono sottoposti a interventi chirurgici per rimuovere l'area del cervello che produceva gli attacchi. Questo tipo di operazione è riservata di solito a coloro i cui attacchi non possono essere controllati con i farmaci. I ricercatori hanno valutato la salute mentale e gli eventuali sintomi di depressione e di ansia prima degli interventi chirurgici e nei due anni successivi, scoprendo che i tassi di questi disturbi sono sostanzialmente calati.
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il Manifesto, 09.12.05
«Senza peccato, l'uomo si annoia»
Anatemi, citazioni e celebrazioni conciliari: il papa festeggia il suo primo 8 dicembre
Pierferdinando Casini s'inchina e bacia l'anello papale. Ma la nuova papamobile, nera ed austera, non convince i fedeli

IAIA VANTAGGIATO

I nostalgici della candida ed eterea papamobile di wojtyliana memoria saranno rimasta delusi: nera ed austera - come l'uomo che la cavalcava - era l'auto con cui papa Ratzinger ha attraversato, ieri pomeriggio, le strade di Roma diretto a piazza di Spagna per rendere il consueto omaggio pontificio alla statua dell'Immacolata Concezione. «Porto con me - ha detto Benedetto XVI - le ansie e le speranze dell'umanità di questo nostro tempo, e vengo a deporle ai piedi della celeste madre del Redentore». Davanti ai suoi piedi, invece - e più prosaicamente - «inciampano» il sindaco di Roma Walter Veltroni e il prefetto Achille Serra mentre il presidente della Camera Pierferdinando Casini, abbandonato ogni freno, s'inchina e bacia l'anello papale. E' una giornata piena quella di Joseph Ratzinger che, però, ben si destreggia tra celebrazioni conciliari, rimbrotti etico-teologici ed ammiccanti evoluzioni in lingua (e preghiera) araba. Il primo 8 dicembre del nuovo papa inizia infatti con la messa solenne celebrata nella Basilica di san Pietro per ricordare il 40esimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II. E le sue parole sono rivolte - più che a Giovanni XXIII che di di quel concilio fu l'anima indiscussa - a Paolo VI: «Resta indelebile nella mia memoria - ha detto durante l'omelia - il momento in cui, sentendo le parole del pontefice - i Padri si alzarono di scatto dalle loro sedie e applaudirono in piedi, rendendo omaggio alla Madre di Dio». Era l'8 dicembre del 1965. Un'altra Immacolata di cui tenere conto perché «La Madre del Capo - come ieri ha affermato Ratzinger - è anche la Madre di tutta la Chiesa».
Ma è solo l'inizio. A mezzogiorno, Benedetto XVI si affaccia dalla seconda finestra del Palazzo Apostolico per recitare l'Angelus. Benedice la fiamma olimpica dei Giochi di Torino 2006 che giunge a san Pietro grazie a un alacre tedoforo delle Guardie Svizzere e poi si lancia nel biblico anatema: «Il male avvelena sempre, non innalza l'uomo, ma lo abbassa e lo umilia, non lo rende più grande, più puro e più ricco, ma lo danneggia e lo fa diventare più piccolo». Non è chiaro a cosa si riferisca - per una volta ci vengono risparmiati aborto, pacs, unioni di fatto e matrimoni preteschi - ma sono comunque le fiamme dell'inferno a tormentarlo: si fa strada nell'uomo, precisa Ratzinger, «il sospetto che una persona che non pecchi affatto sia in fondo noiosa, che manchi qualcosa nella sua vita, che faccia farte del vero essere uomini la libertà di dire di no, lo scendere giù nelle tenebre del peccato e del voler fare da sé».
Il carico è da novanta. In fondo è quasi Natale e - come da copione - siamo tutti più buoni. Ma il tedesco non demorde e - tanto per marcare la differenza intellettuale coi suoi predecessori italiani che raramente, per la verità, si sono ispirati a Dante - cita Goethe: «Chi si abbandona a Dio non diventa un burattino nelle sue mani ma può esercitare in spazi più ampi la sua libertà per il bene del mondo, come ci racconta la storia di Maria Immacolata a differenza di Mefistofele che ci chiede di patteggiare un pò con il male nell'illusione di trarne un beneficio».
La Madonna, Goethe, Mefistofele e poi il serpente, la lotta tra il bene e il male, le tenebre e l'abisso. Difficile fare cronaca quando a parlare è la Vergine Maria. Unico elemento di realtà di tutta la giornata, uno striscione e mazzi di fiori dei detenuti di Regina Coeli e di Rebibbia: «Indulto, un atto di clemenza negato».