martedì 15 gennaio 2013


(In corso di pubblicazione sulla testata “Sicurezza Sanitaria” - Prof. Leopoldo Silvestroni)
Claudio Ricciardi
(Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento Ambiente e Prevenzione Primaria, Rep. Meccanismi di Tossicità, viale regina Elena, 299, 00161 Roma, tel.06 4990 2529)


Nel mese di febbraio 2012 due ricercatori italiani, attualmente in Australia,[1] hanno affrontato un argomento “spinoso” nell’ambito dell’etica medica. L’attenzione suscitata dalla “strana valutazione” e dall’“assurda proposta”, ci pone molto critici nei confronti delle loro considerazioni. Questo per due motivi, il primo relativo al problema affrontato e il secondo a proposito della presunta soluzione.
L’inizio dell’articolo, infatti, determina subito delle perplessità giacché la proposizione iniziale dei due ricercatori dichiara apertamente quale sarà il problema da discutere: “valutare per decidere se gli stessi argomenti applicabili all’uccisione[2] di un feto umano, possano essere coerentemente applicati per uccidere un neonato umano”[3]. La domanda che viene posta appare poco comprensibile. Infatti, perché i due ricercatori si pongono questo problema? E perché utilizzano la parola “uccisione” (killing) parlando di un feto umano quando l’aborto è ammesso per legge, almeno nella maggior parte dei paesi occidentali, ed è regolato da norme e leggi senza avere alcuna connotazione di omicidio?
Con questa proposizione si evidenzia una ideologia senza che sia suffragata da nessun ragionamento né teorico né scientifico. Successivamente leggiamo un’altra affermazione, peraltro non discussa né verificata, che lo stato morale del feto sarebbe identico a quello del neonato. Infatti, leggiamo: “feti e neonati non sono persone[4], nel senso che “entrambi” lo sarebbero potenzialmente per l’ulteriore sviluppo che li renderà “soggetti di un diritto morale alla vita”.
Non viene evidenziato che il concetto di persona sul piano giuridico si determina alla nascita. Si assume in modo acritico una visione ideologica in cui il processo della nascita, che ci rende esistenti, viene completamente “eliminato”. Una credenza tipicamente religiosa che ignora qualsiasi elaborazione scientifica dell’evento. Infatti, questo viene proposto dall’etica cattolica quando inserisce in modo del tutto arbitrario il concetto di persona direttamente alla formazione dello zigote, un’unica cellula il cui destino è incerto e molto precario.
Si determina, con tali proposizioni iniziali, un salto epistemologico con una totale ignoranza scientifica dei molteplici e differenti meccanismi fisiologici e neurologici propri del neonato e del feto[5]. Questa ignoranza eliminando l’enorme cesura del passaggio di stato da feto a neonato, si trasforma necessariamente sul piano giuridico in ‘crimine’ ed in ultima analisi, con la proposta-possibilità di uccidere un neonato, anche in ‘istigazione a delinquere’.
L'istigazione a delinquere è un reato previsto dall'art. 414 del vigente codice penale italiano: "chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più reati è punito, per il solo fatto dell'istigazione". In realtà l'art. 115 del codice, ci dice che l'istigazione a delinquere, se non è accolta e seguita dalla commissione del reato, non è punibile. La differenza sta in quel pubblicamente: affinché il fatto di istigare a delinquere sia penalmente rilevante, deve sussistere pubblicità nel comportamento di chi istiga, intesa ai sensi dell'art. 266 comma 4 dello stesso codice. Se sussiste detta pubblicità, il fatto di istigare a delinquere diviene penalmente rilevante, anche se non è seguito dalla commissione del reato[6].
La carenza conoscitiva della “fisiologia della nascita umana” determina, sia sul piano teorico-scientifico che su quello etico, inutili fraintendimenti ed errate conclusioni.
Il processo della nascita umana richiede una particolare attenzione per la complessità degli eventi che si verificano. Sul piano neurofisiologico e per le componenti pulsionali relative alla “capacità di immaginare” sono necessarie un’elaborazione e un superamento di paradigmi millenari opprimenti presenti nel pensiero antropologico generale. La similarità con il mondo animale o la presenza/intervento di entità spirituali tendono entrambe ad eliminare e fraintendere la specie-specificità della nascita degli esseri umani.
La “teoria della nascita”[7] formulata dallo psichiatra Massimo Fagioli ormai da oltre quaranta anni, mostra per la prima volta “che la stimolazione della materia biologica (la retina e la sostanza cerebrale) da parte della luce (l’energia dei fotoni) determina l’arousal della corteccia cerebrale e l’inizio del pensiero umano[8].
La sola logica razionale astratta utilizzata dai due ricercatori nell’affrontare la nascita umana assume caratteristiche “alterate” specialmente quando modifica il linguaggio e rende difficile la vera comprensione degli eventi che accadono. La parola “infanticidio” viene modificata ad arte in “aborto post-natale” (after-birth abortion)[9] con un analogo meccanismo con cui si utilizzò la parola “pulizia” per l’uccisione degli ebrei durante la seconda guerra mondiale in Germania[10].
La rivendicazione logica dei due autori si riferisce in particolare al fatto che ‘che uccidere un neonato (killing a newborn) potrebbe essere eticamente permesso in tutte quelle circostanze in cui è ammesso l’aborto[11], includendo sia quelle di ordine medico che quelle di ordine sociale. L’eliminazione della “fisiologia trasformativa della nascita” rende erroneamente feto e neonato uguali sul piano fisiologico, psichico e morale, mentre ciò, alla luce delle recenti acquisizioni scientifiche, risulta completamente falso.
Altra confusione viene organizzata nella lettura della parola “eutanasia”; questa, infatti, viene eliminata e alterata nel suo significato con la giustificazione che l’uccisione del neonato non avverrebbe più nel solo interesse di chi viene ucciso, ma principalmente nell’interesse di chi decide di uccidere.
L’uso costante di una “logica razionale” poco accettabile e scollegato dalla realtà materiale degli eventi, lo troviamo anche discutendo di adozione come alternativa all’omicidio. I due ricercatori inventano e alterano la realtà affermando che la madre potrebbe soffrire nel dare il suo bambino a un'altra donna perché questa azione non le permetterebbe di elaborarne la perdita. Solamente la morte avrebbe il potere dell’irreversibilità della perdita stessa. Spesso, continuano, le mamme che hanno abortito sognano che il loro bambino perduto ritornerà da loro e purtroppo con l’adozione non potrebbero mai essere sicure della non reversibilità di questa condizione[12]. Le conclusioni non lasciano più alcun dubbio alla confusione “etica” quando si afferma che le persone, in questo caso le madri, dovrebbero avere la possibilità di non essere costrette a fare qualcosa che non sentono di potersi permettere (cioè avere un figlio e quindi ucciderlo alla nascita). Una conclusione su una morale di libertà, che non si comprende da dove provenga e come sia possibile sostenere. Le madri devono avere la libertà di liberarsi dalle difficoltà e dalle incombenze di avere un figlio, evitabili generalmente con la prevenzione (preservativi, pillole, etc etc), mediante l’omicidio dei loro neonati? Una forma di utilitarismo estremo molto simile alle giustificazioni portate avanti durante il nazismo, che non considerando l’esistenza degli altri (i non ariani) come esseri umani, li rendeva cose inesistenti e fastidiose.
Inoltre la difesa e la rivendicazione[13] alla “libertà di ricerca intellettuale e scientifica”, alla “libertà di poter dibattere anche temi delicati e scabrosi con franchezza”, e che non si può stabilire “in maniera aprioristica quali questioni siano accettabili e quali no”, ci lascia ancora perplessi. Esistono molte situazioni che non si possono più discutere sul piano morale; ci sono delle condizioni la cui liceità non può essere ulteriormente valutata o interpretata. Non possiamo di nuovo porci il problema se i malati di mente o i malati terminali o gli handicappati debbano essere soppressi perché incurabili e dispendiosi per la sanità pubblica. Non vogliamo più discutere sulla liceità di far scomparire interi gruppi umani perché non graditi al DNA di una classe dominante. La libertà della ricerca e della discussione non può proporre di nuovo patologie mentali distruttive per l’umanità, come quelle che abbiamo visto nel “secolo breve”.
Assistendo di recente a una trasmissione televisiva, una piece teatrale di Marco Paolini intitolata Ausmertzen[14], dedicata all’eliminazione da parte dei nazisti, di malati di mente, malati terminali, malformati, omosessuali, oppositori politici etc etc, popolazioni rom, sinti ed infine ebrei, viene intervistata la dottoressa Alice Ricciardi von Platen, una psichiatra che nel 1946 fu incaricata di testimoniare su questi crimini durante il processo di Norimberga. Di questo ci rimane un libro che a quei tempi cadde subito nel dimenticatoio. Fu ripreso e stampato nel 2000 anche in Italia[15]. Durante la trasmissione la psichiatra dichiarò che il popolo tedesco era stato ‘guidato’ dalla propaganda verso questo terribile crimine, e probabilmente quasi tutti erano anche bravi cittadini, ma, concludeva dicendo che, come la malattia cancerogena arriva con un piccolo nodulo che all’inizio non sai neppure di avere e quando poi te ne accorgi sei già malato con le metastasi che possono colpire e distruggere tutto il corpo, così nel nostro caso si può distruggere, come è già successo, tutto il tessuto sociale. Ecco l’immagine da tenere presente. Anche articoli come questo, apparentemente teorici o di interesse limitato a pochi specialisti, si possono insinuare nella cultura per determinare ‘deformazioni’ e ‘patologie’ dalle quali si può credere di essere guariti, come dopo la fine della seconda guerra mondiale, ma dalle quali possiamo essere infettati nuovamente. Le metastasi del nazismo. Il pericolo di un simile ‘cancro sociale’ può di nuovo tornare e la società può di nuovo ammalarsi se non si definiscono anticorpi e sistemi immunitari efficaci sul piano politico, filosofico ed antropologico in generale.
Possiamo nuovamente citare la Dr.ssa M.G.Gatti[16] che ricordava come anche S. Freud considerava inesistente la cesura della nascita, oltre a teorizzare un narcisismo fondamentale del neonato. Errori questi evidenziati sul piano teorico già da molto tempo, dallo psichiatra e filosofo Massimo Fagioli. Infatti dobbiamo a lui, come evidenzia la filosofa Livia Profeti nell’introduzione alla traduzione italiana del libro di Emanuel Faye, Heidegger, l’introduzione del nazismo in filosofia[17], anche la prima osservazione su tale condizione fatta in una lunga intervista nel 1979[18]. Il pensiero di Heidegger ha influenzato la Daseinanalyse di L. Binswanger, la filosofia di Sartre, e la psichiatria di Basaglia. Non esiste la malattia mentale, è un destino, bisogna lasciare tutta la libertà ai pazienti. Ma la malattia mentale non ha libertà; solo le persone sane sono libere dalla coazione a ripetere[19]. La rivoluzione antropologica operata da Fagioli riporta la realtà degli esseri umani ad una visione umana più concreta e aderente anche alle nuove evidenze scientifiche della neurobiologia dello sviluppo embrio-fetale[20].


BIBLIOGRAFIA
DeMause Lloyd, The Childhood Origins of the Holocaust, The Journal of Psychohistory, 33, pp. 217-218, 2005.
Fagioli M. (1972), Istinto di morte e conoscenza, L’Asino d’oro edizioni, Roma 2010.
Fagioli M. (1975), Teoria della nascita e castrazione umana, L’Asino d’oro edizioni, Roma 2012.
Fagioli M. (1980), Bambino donna e trasformazione dell’uomo, Nuove edizioni romane, Roma 2007.
Farias V., Heidegger e il nazismo, Ed. Bollati Boringhieri, Torino 1988.
Faye E., Heidegger, l’introduzione del nazismo nella filosofia, Ed. L’Asino d’oro, Roma 2012.
Gatti M.G., L’aborto postnatale fra fede e ragione, Left n.10 del 9 marzo 2012, pp.56-58.
Gatti M.G., L’alchimia della nascita, Left n.14 del 6 aprile 2012, pp.66-67.
Gatti M.G., Becucci E., Fargnoli F., Fagioli Massimo, Adén U., Buonocore G., Functional maturation of neocortex: a base of viability, J Matern Fetal Neonatal Med. 25:S1, pp.101-103, Apr. 2012. (Maturazione funzionale della corteccia: il fondamento della vitalità. Il sogno della Farfalla, 21 (3), pp.9-17, 2012).
Giubilini A. e Minerva F., After-birth abortion: why should the baby live? J Med Ethics, vol. 38 (3), 2012. (Pubblicato on line 23 febb. 2012).
Klemperer V., LTI: la lingua del Terzo Reich: taccuino di un filologo. Giuntina, Firenze 1998.
Lagercrantz U. and Changeux J-P.,(2009) The emergence of human consciousness: from fetal to neonatal life. Pediatric research, 65 (3), pp.255-260.
Mori M., In difesa della libertà di ricerca accademica e scientifica sui temi bioetici. Comunicato stampa del 8/03/12. www.consultadibioetica.org.
Paolini M., Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute, Einaudi, Torino 2012.
Polli D., Altoè P. et al. Conical intersection dynamics of the primary photoisomerization event in vision. Nature, 467, pp. 440-445, 2010.
Profeti L., L’identità umana. L’Asino d’oro edizioni, Roma 2010.
Safranski R., Heidegger e il suo tempo, Ed. TEA, Milano 2008.
von Platen Ricciardi A., Il nazismo e l’eutanasia dei malati di mente, Ed. Le Lettere, Firenze 2000.


[1] Pubblicato on line 23 febbraio 2012: Giubilini A. e Minerva F., After-birth abortion: why should the baby live? J Med Ethics, vol. 38 (3), 2012.
[2] Il concetto di omicidio, legato all’aborto, è un concetto volutamente falso perché nel nostro paese la legge 194 permette l’interruzione volontaria della gravidanza e pertanto l’aborto non è considerato omicidio. Inoltre da un punto di vista filosofico-antropologico l’essere umano presenta sue caratteristiche identitarie specie-specifiche (vedi L. Profeti, L’identità umana, Ed. L’Asino d’Oro, Roma 2010) e la sua “realtà non materiale” (vedi M.Fagioli, Teoria della nascita e castrazione umana, Ed. L’Asino d’Oro, Roma 2012) si determina alla nascita per effetto dello stimolo luminoso, in considerazione delle più recenti scoperte sulla biologia dello sviluppo embrio-fetale (vedi oltre).
[3] Giubilini A. and Minerva F., op.cit.
[4] Giubilini A. and Minerva F., op.cit.
[5] Lagercrantz U. and Changeux J-P.,(2009) The emergence of human consciousness: from fetal to neonatal life. Pediatric research, 65 (3), pp.255-260.
[7] Fagioli M (1972), Istinto di morte e conoscenza, L’Asino d’oro edizioni, Roma 2010; Fagioli M. (2012), op.cit.
[8] Gatti M.G., Becucci E., Fargnoli F., Fagioli Massimo, Adén U., Buonocore G., Functional maturation of neocortex: a base of viability, J Matern Fetal Neonatal Med. 25:S1, pp.101-103, Apr. 2012. Ora anche su: Il sogno della Farfalla, 21 (3), pp.9-17, 2012, con il titolo: Maturazione funzionale della corteccia: il fondamento della vitalità. “L’arousal corticale che si verifica al momento della nascita può in parte essere dovuto all’attivazione del sistema noradrenergico, in particolar modo del locus ceruleus da dove i neuroni noradrenergici mandano proiezioni in tutto il cervello. Anche la scarica di catecolamine, stimolata dal parto vaginale, può essere critica per l’attivazione corticale alla nascita. (…) Il cambiamento di funzione del GABA permette il passaggio dallo stato fetale a quello neonatale” (p.14-15). Inoltre risultano delle corrispondenze nella biologia dello sviluppo e modificazione della retina (foto isomerizzazione) ad opera dello stimolo luminoso. Vedi: D. Polli, P. Altoè et al. Conical intersection dynamics of the primary photoisomerization event in vision. Nature, 467, pp. 440-445, 2010.
[9] Giubilini A. and Minerva F., op.cit.
[10] “L’antisemitismo è esattamente la stessa cosa come la disinfestazione. Sbarazzarsi dei pidocchi non è un problema ideologico. Si tratta di pulizia. Proprio nello stesso modo l’antisemitismo per noi non è stata una questione ideologica ma un problema di pulizia che presto sarà risolto. Presto saremo disinfestati. Noi abbiamo solo 20 mila pidocchi e poi la situazione sarà risolta nell’intera Germania”. (H. Himmler, 1943). Lloyd DeMause, The Childhood Origins of the Holocaust, The Journal of Psychohistory, 33, pp. 217-218, 2005. Inoltre su questo tema della falsificazione del linguaggio durante il nazismo si può consultare il bellissimo libro: Victor Klemperer, LTI: la lingua del Terzo Reich: taccuino di un filologo. Giuntina, Firenze 1998.
[11] Giubilini A. and Minerva F., op.cit.
[12] Per una discussione più ampia e chiara sul piano scientifico e psichiatrico si rimanda all’intervento di Gatti M.G. sulla rivista Left: Gatti M.G., L’aborto postnatale fra fede e ragione, Left n.10 del 9 marzo 2012, pp.56-58; M.G.Gatti, L’alchimia della nascita, Left n.14 del 6 aprile 2012, pp.66-67.
[13] Mori M., In difesa della libertà di ricerca accademica e scientifica sui temi bioetici. Comunicato stampa del 8/03/12. www.consultadibioetica.org.
[14] Paolini M., Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute, Einaudi, Torino 2012.
[15] von Platen Ricciardi A., Il nazismo e l’eutanasia dei malati di mente, Ed. Le Lettere, Firenze 2000.
[16] Gatti M.G., op.cit.
[17] Faye E., Heidegger, l’introduzione del nazismo nella filosofia, Ed. L’Asino d’oro, Roma 2012 (a cura di L. Profeti); inoltre si possono consultare: Farias V., Heidegger e il nazismo, Ed. Bollati Boringhieri, Torino 1988; Safranski R., Heidegger e il suo tempo, Ed. TEA, Milano 2008.
[18] Fagioli M., Bambino donna e trasformazione dell’uomo, Nuove edizioni romane, Roma 2007, pp.80-83.
[19] Vedi la discussione tra Massimo Fagioli e Luigi Cancrini al Festival dell’Unità a Roma (Caracalla, 7 luglio 2012) per la presentazione del libro di Fagioli M., Teoria della nascita e castrazione umana, op.cit.
[20] Gatti M.G.et al. op. cit.