(In corso di
pubblicazione sulla testata “Sicurezza Sanitaria” - Prof. Leopoldo Silvestroni)
Claudio Ricciardi
(Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento
Ambiente e Prevenzione Primaria, Rep. Meccanismi di Tossicità, viale regina Elena,
299, 00161 Roma, tel.06 4990 2529)
Nel mese di febbraio 2012 due ricercatori italiani, attualmente in
Australia,[1]
hanno affrontato un argomento “spinoso” nell’ambito dell’etica medica.
L’attenzione suscitata dalla “strana valutazione” e dall’“assurda proposta”, ci
pone molto critici nei confronti delle loro considerazioni. Questo per due
motivi, il primo relativo al problema affrontato e il secondo a proposito della
presunta soluzione.
L’inizio dell’articolo, infatti, determina subito delle perplessità giacché
la proposizione iniziale dei due ricercatori dichiara apertamente quale sarà il
problema da discutere: “valutare per
decidere se gli stessi argomenti applicabili all’uccisione[2]
di un feto umano, possano essere coerentemente applicati per uccidere un
neonato umano”[3]. La
domanda che viene posta appare poco comprensibile. Infatti, perché i due
ricercatori si pongono questo problema? E perché utilizzano la parola “uccisione”
(killing) parlando di un feto umano quando
l’aborto è ammesso per legge, almeno nella maggior parte dei paesi occidentali,
ed è regolato da norme e leggi senza avere alcuna connotazione di omicidio?
Con questa proposizione si evidenzia una ideologia senza che sia
suffragata da nessun ragionamento né teorico né scientifico. Successivamente
leggiamo un’altra affermazione, peraltro non discussa né verificata, che lo
stato morale del feto sarebbe identico a quello del neonato. Infatti, leggiamo:
“feti e neonati non sono persone”[4],
nel senso che “entrambi” lo sarebbero potenzialmente per l’ulteriore sviluppo
che li renderà “soggetti di un diritto morale alla vita”.
Non viene evidenziato che il concetto di persona sul piano giuridico si
determina alla nascita. Si assume in modo acritico una visione ideologica in
cui il processo della nascita, che ci rende esistenti, viene completamente
“eliminato”. Una credenza tipicamente religiosa che ignora qualsiasi
elaborazione scientifica dell’evento. Infatti, questo viene proposto dall’etica
cattolica quando inserisce in modo del tutto arbitrario il concetto di persona direttamente
alla formazione dello zigote, un’unica cellula il cui destino è incerto e molto
precario.
Si determina, con tali proposizioni iniziali, un salto epistemologico con
una totale ignoranza scientifica dei molteplici e differenti meccanismi
fisiologici e neurologici propri del neonato e
del feto[5].
Questa ignoranza eliminando l’enorme cesura del passaggio di stato da feto a
neonato, si trasforma necessariamente sul piano giuridico in ‘crimine’ ed in
ultima analisi, con la proposta-possibilità di uccidere un neonato, anche in ‘istigazione
a delinquere’.
L'istigazione a delinquere
è un reato previsto
dall'art. 414 del vigente codice penale italiano: "chiunque pubblicamente
istiga a commettere uno o più reati è punito, per il solo fatto
dell'istigazione". In realtà l'art. 115 del codice, ci dice che
l'istigazione a delinquere, se non è accolta e seguita dalla commissione del
reato, non è punibile. La differenza sta in quel pubblicamente: affinché
il fatto di istigare a delinquere sia penalmente rilevante, deve sussistere
pubblicità nel comportamento di chi istiga, intesa ai sensi dell'art. 266 comma
4 dello stesso codice. Se sussiste detta pubblicità, il fatto di istigare a
delinquere diviene penalmente rilevante, anche se non è seguito dalla
commissione del reato[6].
La carenza conoscitiva della “fisiologia della nascita umana” determina, sia
sul piano teorico-scientifico che su quello etico, inutili fraintendimenti ed
errate conclusioni.
Il processo della nascita umana richiede una particolare attenzione per
la complessità degli eventi che si verificano. Sul piano neurofisiologico e per
le componenti pulsionali relative alla “capacità di immaginare” sono necessarie
un’elaborazione e un superamento di paradigmi millenari opprimenti presenti nel
pensiero antropologico generale. La similarità con il mondo animale o la
presenza/intervento di entità spirituali tendono entrambe ad eliminare e
fraintendere la specie-specificità della nascita degli esseri umani.
La “teoria della nascita”[7]
formulata dallo psichiatra Massimo Fagioli ormai da oltre quaranta anni, mostra
per la prima volta “che la stimolazione della materia biologica (la retina e la
sostanza cerebrale) da parte della luce (l’energia dei fotoni) determina l’arousal della corteccia cerebrale e
l’inizio del pensiero umano[8].
La sola logica razionale astratta utilizzata dai due ricercatori
nell’affrontare la nascita umana assume caratteristiche “alterate” specialmente
quando modifica il linguaggio e rende difficile la vera comprensione degli eventi
che accadono. La parola “infanticidio” viene modificata ad arte in “aborto post-natale” (after-birth abortion)[9]
con un analogo meccanismo con cui si utilizzò la parola “pulizia” per
l’uccisione degli ebrei durante la seconda guerra mondiale in Germania[10].
La rivendicazione logica dei due autori si riferisce in particolare al
fatto che ‘che uccidere un neonato
(killing a newborn) potrebbe essere eticamente permesso in tutte quelle circostanze
in cui è ammesso l’aborto[11],
includendo sia quelle di ordine medico che quelle di ordine sociale.
L’eliminazione della “fisiologia trasformativa della nascita” rende erroneamente
feto e neonato uguali sul piano fisiologico, psichico e morale, mentre ciò,
alla luce delle recenti acquisizioni scientifiche, risulta completamente falso.
Altra confusione viene organizzata nella lettura della parola
“eutanasia”; questa, infatti, viene eliminata e alterata nel suo significato con
la giustificazione che l’uccisione del neonato non avverrebbe più nel solo
interesse di chi viene ucciso, ma principalmente nell’interesse di chi decide
di uccidere.
L’uso costante di una “logica razionale” poco accettabile e scollegato
dalla realtà materiale degli eventi, lo troviamo anche discutendo di adozione
come alternativa all’omicidio. I due ricercatori inventano e alterano la realtà
affermando che la madre potrebbe soffrire nel dare il suo bambino a un'altra
donna perché questa azione non le permetterebbe di elaborarne la perdita. Solamente
la morte avrebbe il potere dell’irreversibilità della perdita stessa. Spesso,
continuano, le mamme che hanno abortito sognano che il loro bambino perduto
ritornerà da loro e purtroppo con l’adozione non potrebbero mai essere sicure
della non reversibilità di questa condizione[12].
Le conclusioni non lasciano più alcun dubbio alla confusione “etica” quando si
afferma che le persone, in questo caso le madri, dovrebbero avere la possibilità
di non essere costrette a fare qualcosa che non sentono di potersi permettere
(cioè avere un figlio e quindi ucciderlo alla nascita). Una conclusione su una morale di libertà, che non si comprende da
dove provenga e come sia possibile sostenere. Le madri devono avere la libertà
di liberarsi dalle difficoltà e dalle incombenze di avere un figlio, evitabili
generalmente con la prevenzione (preservativi, pillole, etc etc), mediante l’omicidio
dei loro neonati? Una forma di utilitarismo estremo molto simile alle
giustificazioni portate avanti durante il nazismo, che non considerando
l’esistenza degli altri (i non ariani) come esseri umani, li rendeva cose inesistenti e fastidiose.
Inoltre la difesa e la rivendicazione[13]
alla “libertà di ricerca intellettuale e scientifica”, alla “libertà di poter
dibattere anche temi delicati e scabrosi con franchezza”, e che non si può
stabilire “in maniera aprioristica quali questioni siano accettabili e quali
no”, ci lascia ancora perplessi. Esistono molte situazioni che non si possono
più discutere sul piano morale; ci sono delle condizioni la cui liceità non può
essere ulteriormente valutata o interpretata. Non possiamo di nuovo porci il
problema se i malati di mente o i malati terminali o gli handicappati debbano
essere soppressi perché incurabili e dispendiosi per la sanità pubblica. Non
vogliamo più discutere sulla liceità di far scomparire interi gruppi umani
perché non graditi al DNA di una classe dominante. La libertà della ricerca e della
discussione non può proporre di nuovo patologie mentali distruttive per
l’umanità, come quelle che abbiamo visto nel “secolo breve”.
Assistendo di recente a una trasmissione televisiva, una piece teatrale di Marco Paolini
intitolata Ausmertzen[14],
dedicata all’eliminazione da parte dei nazisti, di malati di mente, malati
terminali, malformati, omosessuali, oppositori politici etc etc, popolazioni rom,
sinti ed infine ebrei, viene intervistata la dottoressa Alice Ricciardi von
Platen, una psichiatra che nel 1946 fu incaricata di testimoniare su questi
crimini durante il processo di Norimberga. Di questo ci rimane un libro che a
quei tempi cadde subito nel dimenticatoio. Fu ripreso e stampato nel 2000 anche
in Italia[15].
Durante la trasmissione la psichiatra dichiarò che il popolo tedesco era stato ‘guidato’
dalla propaganda verso questo terribile crimine, e probabilmente quasi tutti erano
anche bravi cittadini, ma, concludeva dicendo che, come la malattia cancerogena
arriva con un piccolo nodulo che all’inizio non sai neppure di avere e quando poi
te ne accorgi sei già malato con le metastasi che possono colpire e distruggere
tutto il corpo, così nel nostro caso si può distruggere, come è già successo, tutto
il tessuto sociale. Ecco l’immagine da tenere presente. Anche articoli come
questo, apparentemente teorici o di interesse limitato a pochi specialisti, si possono
insinuare nella cultura per determinare ‘deformazioni’ e ‘patologie’ dalle
quali si può credere di essere guariti, come dopo la fine della seconda guerra
mondiale, ma dalle quali possiamo essere infettati nuovamente. Le metastasi del
nazismo. Il pericolo di un simile ‘cancro sociale’ può di nuovo tornare e la
società può di nuovo ammalarsi se non si definiscono anticorpi e sistemi
immunitari efficaci sul piano politico, filosofico ed antropologico in
generale.
Possiamo nuovamente citare la Dr.ssa M.G.Gatti[16]
che ricordava come anche S. Freud considerava inesistente la cesura della
nascita, oltre a teorizzare un narcisismo fondamentale del neonato. Errori
questi evidenziati sul piano teorico già da molto tempo, dallo psichiatra e
filosofo Massimo Fagioli. Infatti dobbiamo a lui, come evidenzia la filosofa
Livia Profeti nell’introduzione alla traduzione italiana del libro di Emanuel
Faye, Heidegger, l’introduzione del
nazismo in filosofia[17],
anche la prima osservazione su tale condizione fatta in una lunga intervista nel
1979[18].
Il pensiero di Heidegger ha influenzato la Daseinanalyse
di L. Binswanger, la filosofia di Sartre, e la psichiatria di Basaglia. Non
esiste la malattia mentale, è un destino, bisogna lasciare tutta la libertà ai
pazienti. Ma la malattia mentale non ha libertà; solo le persone sane sono
libere dalla coazione a ripetere[19].
La rivoluzione antropologica operata da Fagioli riporta la realtà degli esseri
umani ad una visione umana più concreta e aderente anche alle nuove evidenze
scientifiche della neurobiologia dello sviluppo embrio-fetale[20].
BIBLIOGRAFIA
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Psychohistory, 33, pp. 217-218, 2005.
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funzionale della corteccia: il fondamento della vitalità. Il sogno della
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Einaudi, Torino 2012.
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Profeti L., L’identità umana. L’Asino d’oro edizioni,
Roma 2010.
Safranski R., Heidegger
e il suo tempo, Ed. TEA, Milano 2008.
von Platen Ricciardi A., Il nazismo e l’eutanasia dei malati di mente, Ed. Le Lettere,
Firenze 2000.
[1] Pubblicato on line 23
febbraio 2012: Giubilini A. e Minerva F., After-birth
abortion: why should the baby live? J Med Ethics, vol. 38 (3), 2012.
[2]
Il concetto di omicidio, legato all’aborto, è un concetto volutamente falso
perché nel nostro paese la legge 194 permette l’interruzione volontaria della
gravidanza e pertanto l’aborto non è considerato omicidio. Inoltre da un punto
di vista filosofico-antropologico l’essere umano presenta sue caratteristiche
identitarie specie-specifiche (vedi L. Profeti, L’identità umana, Ed. L’Asino d’Oro, Roma 2010) e la sua “realtà
non materiale” (vedi M.Fagioli, Teoria
della nascita e castrazione umana, Ed. L’Asino d’Oro, Roma 2012) si
determina alla nascita per effetto dello stimolo luminoso, in considerazione
delle più recenti scoperte sulla biologia dello sviluppo embrio-fetale (vedi
oltre).
[3] Giubilini A.
and Minerva F., op.cit.
[4] Giubilini A.
and Minerva F., op.cit.
[5] Lagercrantz U. and Changeux
J-P.,(2009) The emergence of human consciousness: from fetal to neonatal life.
Pediatric research, 65 (3), pp.255-260.
[7]
Fagioli M (1972), Istinto di morte e
conoscenza, L’Asino d’oro edizioni, Roma 2010; Fagioli M. (2012), op.cit.
[8]
Gatti M.G., Becucci E., Fargnoli F., Fagioli Massimo, Adén U., Buonocore G., Functional maturation of neocortex: a base
of viability, J Matern Fetal Neonatal Med. 25:S1, pp.101-103, Apr. 2012.
Ora anche su: Il sogno della Farfalla, 21 (3), pp.9-17, 2012, con il titolo: Maturazione funzionale della corteccia: il
fondamento della vitalità. “L’arousal
corticale che si verifica al momento della nascita può in parte essere dovuto
all’attivazione del sistema noradrenergico, in particolar modo del locus ceruleus da dove i neuroni
noradrenergici mandano proiezioni in tutto il cervello. Anche la scarica di
catecolamine, stimolata dal parto vaginale, può essere critica per
l’attivazione corticale alla nascita. (…) Il cambiamento di funzione del GABA
permette il passaggio dallo stato fetale a quello neonatale” (p.14-15). Inoltre
risultano delle corrispondenze nella biologia dello sviluppo e modificazione
della retina (foto isomerizzazione) ad opera dello stimolo luminoso. Vedi: D.
Polli, P. Altoè et al. Conical
intersection dynamics of the primary photoisomerization event in vision. Nature,
467, pp. 440-445, 2010.
[9] Giubilini A.
and Minerva F., op.cit.
[10]
“L’antisemitismo è esattamente la stessa cosa come la disinfestazione.
Sbarazzarsi dei pidocchi non è un problema ideologico. Si tratta di pulizia.
Proprio nello stesso modo l’antisemitismo per noi non è stata una questione
ideologica ma un problema di pulizia che presto sarà risolto. Presto saremo
disinfestati. Noi abbiamo solo 20 mila pidocchi e poi la situazione sarà
risolta nell’intera Germania”. (H. Himmler, 1943). Lloyd DeMause, The Childhood Origins of the Holocaust, The Journal of
Psychohistory, 33, pp. 217-218, 2005. Inoltre su questo tema della
falsificazione del linguaggio durante il nazismo si può consultare il
bellissimo libro: Victor Klemperer, LTI:
la lingua del Terzo Reich: taccuino di un filologo. Giuntina, Firenze 1998.
[11] Giubilini
A. and Minerva F., op.cit.
[12]
Per una discussione più ampia e chiara sul piano scientifico e psichiatrico si
rimanda all’intervento di Gatti M.G. sulla rivista Left: Gatti M.G., L’aborto
postnatale fra fede e ragione, Left n.10 del 9 marzo 2012, pp.56-58;
M.G.Gatti, L’alchimia della nascita, Left
n.14 del 6 aprile 2012, pp.66-67.
[13]
Mori M., In difesa della libertà di
ricerca accademica e scientifica sui temi bioetici. Comunicato stampa del
8/03/12. www.consultadibioetica.org.
[14] Paolini M.,
Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute,
Einaudi, Torino 2012.
[15] von Platen
Ricciardi A., Il nazismo e l’eutanasia
dei malati di mente, Ed. Le Lettere, Firenze 2000.
[16] Gatti M.G.,
op.cit.
[17]
Faye E., Heidegger, l’introduzione del
nazismo nella filosofia, Ed. L’Asino d’oro, Roma 2012 (a cura di L. Profeti);
inoltre si possono consultare: Farias V., Heidegger
e il nazismo, Ed. Bollati Boringhieri, Torino 1988; Safranski R., Heidegger e il suo tempo, Ed. TEA,
Milano 2008.
[18]
Fagioli M., Bambino donna e
trasformazione dell’uomo, Nuove edizioni romane, Roma 2007, pp.80-83.
[19]
Vedi la discussione tra Massimo Fagioli e Luigi Cancrini al Festival dell’Unità
a Roma (Caracalla, 7 luglio 2012) per la presentazione del libro di Fagioli M.,
Teoria della nascita e castrazione umana,
op.cit.
[20]
Gatti M.G.et al. op. cit.