mercoledì 17 giugno 2015

Corriere 17.6.15
Tomaso Montanari
Il giusto lavoro del critico che si offende di rado
di Gian Antonio Stella


La parola «mostricciuola» vale un milione di euro? Per carità, nei secoli passati bastava un sopracciglio inarcato al passaggio di una dama per scatenare le ire del suo cavaliere che ti sfidava a duello. Figurarsi quando qualcuno era dotato di una penna in grado di ferire più che la spada. Felice Cavallotti, tra i primi a sollevare la questione morale in Italia, era così abituato a chiuder le polemiche con una sfida a duello che ne fece 33. I primi 32 li vinse, l’ultimo no. E fu ucciso da Ferruccio Macola.
   Meglio le querele, si capisce. Ma l’abuso della causa giudiziaria sta diventando così disinvolto, per colpa dell’incallito rifiuto del Parlamento di cambiare la legge introducendo sanzioni per le liti temerarie, pretestuose e intimidatorie, da lasciar basiti.
   Lo storico dell’arte Tomaso Montanari, ostile al prestito da parte della Galleria Borghese alla Fondazione Roma del famoso busto di Scipione Borghese scolpito da Gian Lorenzo Bernini usa parole sferzanti: «tornato a Roma da pochi giorni» dopo un altro prestito, il busto «ora lascia di nuovo il museo, per andare a pochi isolati di distanza, al cosiddetto Museo della Fondazione Roma presieduta da Emmanuele Emanuele: dove si tiene una mostra nientemeno che sul “Barocco a Roma. La meraviglia delle arti”. Tutto il Barocco in due camere e cucina, insomma: una specie di bignamino figurato…». Giorni dopo torna sul tema: «non ha senso smontare la Galleria Borghese per una mostricciuola privata…».
Dove lo scrive, in prima pagina sul New York Times ? No, sul suo blog di Repubblica . Letto se va bene da qualche migliaio di persone. Quelli della Fondazione, però, vivono certe parole («cosiddetto», «due camere e cucina», «mostricciuola») come insulti sanguinosi. E querelano chiedendo un milione (un milione!) di danni.
    Per carità, Montanari può anche avere torto marcio, ma un docente universitario, che tra l’altro è uno dei massimi esperti del Bernini, ha o no diritto a essere critico e perfino acido e corrosivo nei giudizi? Ovvio: non sono giudizi insindacabili. E infatti lui stesso è randellato tutti i giorni da chi non è d’accordo. Vittorio Sgarbi l’ha accusato di «puro killeraggio». Pietro Folena ha bollato il suo ultimo libro (Privati della cultura) come un «libretto infarcito di dati imprecisi e superficiali». Giuliano Volpe lo chiama «Tomás Montanari de Torquemada». Opinioni fastidiosissime, per Montanari. Ma opinioni. Col metro della Fondazione Roma quanto dovrebbe chiedere di danni? Ma per piacere…